2005 Firenze: 3° Biennale di Arte & Anarchia

arteFirenze (Italia)

All’interno della Vetrina internazionale delle Culture anarchiche e libertarie, tenutasi il 2-3-4 settembre 2005 a Firenze, particolare rilevanza ha avuto la Biennale di Arte & Anarchia, ormai giunta alla terza edizione.
Dopo la prima, storica edizione di Bologna del 2001 e la successiva a Marmaglia, negli spazi di Libera del 2003, si è deciso per la prima volta di far confluire l’esperienza della Biennale con l’altrettanto fortunata esperienza della Vetrina dell’editoria, giunta alla seconda edizione.
L’esperimento è riuscito: all’interno del Teatro Tenda di Via Fabrizio De Andrè, poeta e musicista, (così come riporta con insolito acume il cartello della via), hanno convissuto per tre giorni, il meglio della produzione editoriale libertaria e uno spaccato significativo dei percorsi creativi, estetici e politici riconosciuti come propri e irrinunciabili dall’area che in questi anni ha dato vita ad ApARTe: materiali di cultura libertaria.
Negli spazi particolarmente vasti, accoglienti e attrezzati, hanno trovato posto sia la parte espositiva, che il serrato susseguirsi delle performances teatrali, poetiche e musicali.
La musica popolate è stata egregiamente rappresentata: Beppa Casarin e Sandra Mangini hanno portato in scena l’autentica tradizione veneziana; l’esuberante coro de’ Marchi di Bologna ha interpretato una miscellanea di canti sociali, anticlericali e satirici; il momento più emozionante si è vissuto venerdì sera con l’appassionato contributo di Caterina Bueno e del suo gruppo che, in una sala gremita, hanno restituito geografie di volti e figure di una terra toscana quasi dimenticata. Massimo Liberatori e il suo gruppo hanno proposto un itinerario narrativo e musicale teso alla riappropriazione delle nostre radici; Antonio Mainenti ci ha riportato le suggestioni della Biennale di Arte & Anarchia di Ragusa, svoltasi a maggio, con le sue vissute visioni e squarci di contorta quotidianità. Il coro dei minatori di Santa Fiora, Monte Amiata, ha presentato il frutto del recupero di una tradizione canora – quella santafiorese - che altrimenti rischiava di smarrirsi. Impossibile non notare, poi, le continue incursioni della scatenata banda musicale dei “Fiati sprecati” di Firenze, la cui dirompente vitalità ha coinvolto tutti i presenti.
Anche la produzione musicale contemporanea ha calato i suoi assi: Isa e Alessio Lega, artisti in rivolta hanno dato libertà alla poesia e alla vita con le loro parole in musica; si sono anche incontrati sperimentalmente con il contrabbasso di Roberto Batoli. Il suo intervento è stato un primo assaggio del concerto per contrabbasso, carillon , computer e rumori che il musicista di Imola ha offerto il sabato sera, emozionando il folto pubblico presente. Il fiorentino Andrea Ardia ha riproposto una scelta delle più note canzoni d’autore controcorrente (compresa l’immancabile “Locomotiva” di Guccini); hanno chiuso la tre giorni il gruppo ska punk Kindergarten di Firenze con testi politicamente impegnati e la trascinante e onnipresente @Band di Libera: musiche per la gioia e la rivoluzione sociale.
La dimensione poetica e teatrale è stata attraversata da Andrea Trere di Ravenna, con “Storie e ballate di uomini, animali e bestie”, testi di taglio spesso vernacolare, mai frivoli; il gruppo Zero Beat di Mantova ha proposto due performances: una dedicata a Camillo Berneri, e la seconda, tratta dall’Orlando Furioso, con fuochi, cavalieri e marionette in battaglia. Da Firenze, il Teatro dell’Otium con “Irene” (tratto da “Le con d’Iren) di Luis Aragón) ha rappresentato storie basate sul dominio della sessualità e sul nostro cinismo e ipocrisia. Direttamente dalla ben nota compagnia la sua “odissea della pace”: traendo spunto da brani classici quali le Mille e una notte e la Divina Commedia, ha presentato una serie di riflessioni sulla pace e la tolleranza. Dal macrocosmo al microcosmo: Ivano Pantaleo si è occupato della storia di un paese della bassa modenese e delle sue lotte, dal 1917 in poi.
Nella sala superiore, Maurizio Bignardelli e Marco Terroni si sono occupati di dare corpo ad una programmazione di video indipendenti autoprodotti di svariate provenienze, approfittando degli spazi lasciati liberi dall’altrettanto fitto programma di presentazioni di libri, incontri e dibattiti.
Molti i video interessanti da quelli che toccavano una serie di tematiche scottanti e attualissime, a quelli che documentavano le edizioni di Arte & Anarchia di Ragusa e di Ivrea. Nel corso delle proiezioni è spuntata una chicca: gli ormai introvabili cortometraggi di Jean Vigo “A propos de Nice” e “La natatation” (Taris o del nuoto); le emozionanti immagini, di un perfetto bianco e nero, sono state riproposte con un adeguato accompagnamento musicale. Inoltre, domenica, grazie al gruppo Malatesta di Roma, si è potuto assistere alla proiezione di un film rocambolescamente ritrovato: il Malatesta di Peter Lilienthal. Il film è stato sottotitolato in italiano a cura di Acrataz.
Come già nelle passate edizioni, anche questa volta non si è potuto evitare che vari eventi si sovrapponessero, data la notevole quantità di adesioni e di materiali pervenuti; ciò ha comportato un continuo distribuirsi dei presenti tra le varie iniziative, che si succedevano a ritmo continuativo.
D’altra parte, proprio questa vitalità ci conferma nella funzione di confronto e scambio sui temi dell’estetica, delle produzioni artistiche e della cultura libertaria che la Biennale di Arte & Anarchia ha voluto sollecitare.
ApARTe, Venezia