Firenze 2005: SI CONSOLIDA IL PANORAMA EDITORIALE ANARCHICO IN LINGUA ITALIANA

edizionePresse anarchiste (diverses langues) : 21° siècleComunicazione. Journaux anarchistes : 21e siècleFirenze (Italia)VENZA, Claudio

Sulla riva dell’Arno, in una via intitolata a Fabrizio de André (!), si è svolta la 2ª “Vetrina dell’editoria anarchica e libertaria”, un appuntamento che conferma la presenza significativa della cultura antiautoritaria e autogestita nella penisola italiana. Oltre a molti artisti animatori della “Biennale Arte e Anarchia” (vedi articolo a parte), una dozzina di case editrici, insieme a una ventina di gruppi più esplicitamente impegnati nella conflittualità sociale e politica, hanno esposto i loro materiali dentro una grande e bella struttura che aveva l’unico difetto di essere alquanto decentrata rispetto alla città. Forse ciò ha limitato il numero dei partecipanti occasionali, ma i lettori di libri, in genere motivati e attenti, hanno avuto un luogo privilegiato dove incontrare testi classici e ultime produzioni dell’incessante editoria della “sinistra” più extraistituzionale. Non è, purtroppo, molto frequente la circostanza di muoversi tra centinaia di titoli di orientamento libertario.
Nell’apposito incontro fra gruppi e individualità impegnate nel settore sono emerse delle considerazioni positive e altre più problematiche. Ormai il panorama italiano presenta una realtà rafforzata da un’esperienza che spesso supera i due decenni di attività. Questo fatto significa che esiste, malgrado lo strapotere dei media autoritari, una richiesta di analisi critiche impostate nel senso della libertà e dell’eguaglianza, dell’autonomia e della solidarietà. La dislocazione su buona parte del territorio italiano e la capacità di resistenza sul piano economico e di rinnovamento tecnico, per quanto con qualche limite evidente nel campo informatico, permettono di presentare una situazione migliore di altri paesi europei. Un dato positivo è l’apertura di questa “Vetrina” a case editrici in lingua estera (francese, inglese, tedesca e spagnola, oltre che svedese) che ha dovuto superare difficoltà burocratiche di vario genere. Gli ostacoli frapposti lasciano sospetti su possibili boicottaggi con pacchi fermi in uffici postali o inspiegabili ritardi di consegne. Il tema dell’efficienza del servizio postale, oltre che quello dei suoi costi sproporzionati e in ulteriore aumento, ha spinto qualcuno a rinnovare la proposta di una distribuzione propria con un magazzino centralizzato e uno o più compagni incaricati stabilmente della circolazione dei materiali richiesti. L’esperienza degli anni Settanta (quella dei Punti Rossi) è riemersa in un intervento, ma si è subito ricordato che quel periodo storico era caratterizzato da movimenti sovversivi assai più ampi degli attuali. Attorno a questo problema si sono meglio delineate due linee di interpretazione dell’impegno editoriale: una esplicitamente militante e basata su di un volontarismo qualificante e un’altra che prevede un certo compenso per un lavoro inevitabilmente pesante. In questo contesto si è preso atto delle caratteristiche diverse di ogni casa editrice presente: c’è chi offre in prevalenza testi utili per il coinvolgimento degli interlocutori possibili del movimento anarchico nell’attività di propaganda e di intervento nelle lotte sociali (in buona parte Zero in Condotta e La Fiaccola) e chi presenta un catalogo diretto piuttosto ad aumentare la presenza delle idee libertarie in ambiti intellettuali e universitari (ad esempio Eleuthera e BFS).
L’assemblea ha rilevato la vitalità complessiva della pubblicistica libertaria, sia quella ormai classica che quella di nuove entità vicine e sensibili come le Edizioni Spartaco in Campania o Nonluoghi nel Trentino. Queste hanno trovato un loro ambito particolare dimostrando originalità e capacità di reinterpretare l’esigenza diffusa di seria documentazione.
Alcuni hanno ancora ricordato l’utilità di precedenti collaborazioni, come quella di un catalogo comune, nonché la possibilità concreta di dotarsi di un sito valido per tutti con un aggiornamento bibliografico costante delle frequenti opere che trattano i vari aspetti della lettura libertaria del mondo e del pensiero. E ciò con l’obiettivo di superare la nicchia (o ghetto che dir si voglia) nella quale i libri prodotti dai libertari sono costretti a restare, tagliati fuori dalle grandi vetrine delle centinaia di librerie aperte nella penisola.
Questa “Vetrina” ha quindi dimostrato non solo il buon livello medio della editoria libertaria, ma è stata anche una denuncia esplicita della prevenzione ideologica dei vertici del mercato editoriale. Questa chiusura aprioristica, che ha rare eccezioni, si rivela in effetti un atto di miopia e, in vari casi, di vero autolesionismo che si spiega solo con l’accettazione del conformismo culturale e delle periodiche campagne mediatiche antianarchiche. A meno che, come dopo Piazza Fontana, i fiumi di calunnie non si ritorcano contro chi li produce. L’uso massiccio di mistificazioni e di tranelli mediatici (tipo “L’anarchia trionfa a New Orleans devastata dall’uragano”, titolo inflazionato in questi giorni) può suscitare, in modo paradossale, nuovi interessi e curiosità. Ciò può verificarsi negli ambiti sociali e culturali, tutt’altro che marginali, alla ricerca di alternative reali e credibili, di discorsi e movimenti antagonisti mai piegati alla banale lotta per il potere e i privilegi.
E la “Vetrina” fiorentina ha dimostrato che esistono, malgrado tutto, buone e invitanti acque per gli assetati di critica e di libertà.
Claudio Venza