FERRUA, Pietro. Musica d’ispirazione anarchica

VANZETTI, Bartolomeo (1888-1927)SACCO, Nicola (1891-1927)BAKUNIN, Mihail Aleksandrovič (1814-1876)MICHEL, Louise (1830-1905)NONO, Luigi (1924-1990)COPPOLA, Anton (Antonio) (21/03/1917+)

Mausoleum, di Louis ANDRIESSEN, per due baritoni e orchestra. Olanda, 1979-1981. Spartito e CD editi da Donemus, Amsterdam.
I Paesi Bassi sono noti soprattutto per la loro ragguardevole tradizione pittorica: da Rembrandt a Mondrian hanno regalato all’umanità numerosi capolavori. Meno nota, forse, la loro bravura musicale. Eppure, da Sweelinck – il gran compositore barocco – in poi, la loro storia musicale è assai ricca. Fra gli altri meriti possono anche rivendicare quello del Concertgebow, una delle migliori orchestre sinfoniche del mondo. La passione degli olandesi e dei fiamminghi (se proprio ci si tiene a distinguerli) per la musica, supera l’area classica e, per limitarci al solo esempio del jazz, è alla base di grandi registrazioni di Chet Baker ed Eric Dolphy (consegnate in documentari cinematografici di alto livello) fra parecchie altre.
La panoplia dei compositori del Novecento è sovrastante ed è interessante scoprire che alcuni fra questi si ispirano all’anarchismo. Uno studio pionieristico in questa direzione è apparso nella rivista libertaria De As , in un numero intitolato "Kunst & Anarchie", a cura del noto filosofo Wim van Dooren, ove consta l’articolo "Louis Andriessen over muziek en politiek" (pp. 7-11 del n. 48 datato novembre-dicembre 1980) seguito, qualche anno dopo, da un numero speciale, "Musica anarchica"(n.79, del luglio-settembre 1987) contenente delle collaborazioni molto originali di Cees Bronsveld, Jaap van der Laan, Marius de Geus, un’intervista con Eric de Clercq, ecc…
L’articolo di van Dooren presenta il piú importante di questo gruppo di compositori olandesi legati all’anarchismo, appunto Louis Andriessen, nato a Utrecht nel 1939, molto noto anche come saggista, insegnante, direttore artistico. Andriessen ha inoltre collaborato con dei registi cinematografici esteri, l’inglese Peter Greenway e l’americano Hal Hartley (il cui interesse per Emma Goldman e Kropotkin è ben noto). Andriessen ha anche vinto parecchi premi di composizione.
Mausoleum , di una durata di trenta minuti, è un doppio omaggio alla memoria di Michele Bacunin: il compositore cita infatti l’opinione su Bacunin di Arthur Arnould, ben noto comunardo e militante della Prima Internazionale e, inoltre, riproduce une lunga e molto significativa citazione del rivoluzionario russo. Tale testo costituisce una specie di manifesto nel quale lo Stato viene sostituito dalla proprietà collettiva.
Nello spartito Andriessen ha minuziosamente previsto non soltanto come gli strumenti dell’orchestra debbano essere intonati, ma anche la loro posizione esatta rispetto al maestro direttore e concertatore, come pure rispetto agli altoparlanti.
Si tratta di una composizione molto poderosa che oltre ad evocare la figura del grande lottatore riflette altresí il suo lato iconoclasta e la magnanimità della sua visione messianica.
Questa composizione non è forse la prima ispirata da o dedicata a Bacunin ma è certamente la piú elaborata, la piú coerente e la piú compiuta.
Al gran sole carico d’amore di Luigi Nono, Opera in due atti
Italia, 1972-74.

Il compositore veneziano è stato durante tutta la sua vita militante di sinistra, iscritto al Partito Comunista. Non cercheremo perciò di appropiarcelo. Nono, purtuttavia, uomo d’avanguardia e, nel contempo, intellettuale "impegnato"non ha mai sdegnato di attuare con altre formazioni della sinistra. Nel 1966, ad esempio, ha collaborato ad uno spettacolo milanese del Living Theater, fondato dai due anarchici americani esuli in Italia, Julian Beck e Judith Malina.
Nello stato attuale delle ricerche non è emerso nessuna testimonianza che lo avvicini all’anarchismo ciononostante quest’opera contiene almeno un personaggio anarchico importante trattato con molta simpatia ed ammirazione rivoluzionaria.
Si tratta della cosiddetta "Vergine rossa" Louise Michel, il cui contributo alla Comune di Parigi del 1871 è ben noto, sia tramite il processo che le è stato intentato, sia per via della condanna che le è stata inflitta. Esiliata in Nuova Caledonia vi ha redatto le memorie degli avvenimenti.
Nell’opera di Nono appare come personaggio in tutto il suo splendore. La sua parte anima quattro soli per soprano e si estende per parecchie scene. Alla sesta scena, la voce di soprano canta "L’autodifesa di Luisa Michel"al processo. Si ascolta la descrizione dell’episodio di Montmartre, poi la seconda parte della sua autodifesa.
La settima ed ottava scena evocano il Muro dei Federati (già immortalato da varî pittori anarchici, fra i quali Maximilien Luce e Félix Vallotton) e il massacro dei Comunardi perpetrato dalle orde di Thiers. La "Vergine Rossa"canta di nuovo nella nona scena.
Creata a Milano nel Teatro La Scala, il 4 aprile 1975, questa "azione scenica"era stata concepita qualche anno prima e si può pensare che l’autore abbia aggiunto questo personaggio ( tutti gli altri sono comunisti) nella scia degli avvenimenti del Maggio parigino del 1968, che hanno contribuito non poco a rimettere in voga il modello della Comune del 1871 e il comunismo libertario e autogestionario proposto e rappresentato da Louise Michel, rispetto al concetto della dittatura del proletariato sostenuto dai "cugini marxisti".
La scelta dei testi di Louise Michel rievoca il di lei coraggio. La soprano (accompagnata dal coro, dall’orchestra e da un’incisione su nastro magnetico) canta (scena VI) : Non voglio difendermi/ non voglio esser difesa/ appartengo tutta intera alla rivoluzione sociale/ dichiaro di accettare la responsabilità di tutti i miei atti" e, in un altro solo: "Torneremo, folla numerosa/ Arriveremo da ogni parte/ Spettri vendicatori uscenti dalle ombre/ Verremo stringendoci le mani".
Sarà proprio un caso che un altro anarchico, non menzionato nell’elenco dei personaggi, concluda l’opera? Vi ricordate di Eugène Pottier, autore de L’Internazionale? "Non vogliamo piú servi né padroni!"

Sacco e Vanzetti di Anton COPPOLA. Opera in due atti preceduti da un prologo.
Prima mondiale il 16 (17 e 18 marzo) 2001, al Teatro dell’Opera di Tampa , al TAMPA BAY PERFORMING CENTER, sotto la bacchetta del compositore che dirige la FLORIDA ORCHESTRA, in genere affidata al maestro Matthew LATA.

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Sono trascorsi oltre ottant’anni dalla tragica scomparsa di Sacco e Vanzetti. Né l’America, né gli anarchici e nemmeno gli italiani hanno però dimenticato quella mostruosità giudiziaria che continua ad ispirare gli intellettuali, gli artisti, i militanti e coloro che credono nella democrazia e nella giustizia. In questo senso, d’altronde, le vittime stesse erano consapevoli del fatto che le loro vite valevano ben poco ma che la loro morte avrebbe prodotto una propaganda che non avrebbero mai potuto ottenere altrimenti. Uno degli ultimi a salutare la loro memoria è appunto il compositore americano, oriundo italiano Anton Coppola, librettista, compositore e concertatore di un’opera conclusa il 23 febbraio seguita quasi immediatamente da un ’avanprima.
L’autore ha scritto il testo in inglese e vi ha inserito, laddove necessario, delle frasi in italiano. Il numero dei personaggi è molto elevato, anche per uno spettacolo grandioso: una cinquantina di ruoli e altrettante comparse. Oltre ai protagonisti principali delle note vicende, Coppola ha introdotto nella sua versione dell’opera, i membri del Comitato di difesa e quelli della Corte, piú la voce di alcune scrittrici americane che hanno avuto il coraggio civico di ergersi contro il tribunale, la stampa, le autorità costituite, in dimostrazioni, conferenze stampa, scritti di protesta. Si tratta di Katherine Ann Porter e Edna St. Vincent Millay, all’epoca addirittura arrestate per oltraggio alla polizia o alla magistratura. Anche due personalità britanniche, George Bernard Shaw e H.G. Wells diventano a lor volta personaggi accanto a personalità diverse, come il capitano francese Dreyfus (forse riconoscente dell’appoggio incondizionato offerto da Lazare, Faure e altri anarchici a Zola all’epoca dell’altrettanto famoso processo) e un alleato inaspettato, il dittatore fascista Benito Mussolini (che ricordava forse con nostalgia di aver tradotto Kropotkin dal francese all’italiano ma che intervenne piú probabilmente per amor patrio).
Nella sua introduzione al libretto l’autore dichiara di volersi mantenere su un piano di obiettività a scanso di ogni partigianeria. Rimane però consapevole degli atteggiamenti xenofobi e antianarchici delle autorità dell’epoca (non solo le autorità poliziesche e giudiziarie, ma anche quelle comunali e universitarie. Ne fa risalire le origini nella storia del pregiudizio classista e nazionalista e caratterizza tale fenomeno come un puritanesimo esagerato, fanatico ed intollerante.
La scelta antipolemica di Coppola non diminuisce affatto il valore del messaggio contenuto nell’opera, anzi, avviene esattamente il contrario. Qualsiasi siano le sue convinzioni personali si tratta di un "alleato"che gli anarchici riveriranno dopo averlo scoperto. Ci auguriamo che l’opera venga ripresa altrove e sia allestita anche a Boston, laddove un pubblico avvertito possa afferrarne il senso in tutta la sua dimensione e, perché no, in un teatro italiano, essendo ben noto il diletto del nostro popolo per l’arte lirica. Incontri periodici sul caso Sacco-Vanzetti hanno luogo nella borgata natale di Vanzetti, a Villafalletto e l’opinione pubblica è ancora ben informata sui fatti.
L’ultimo solo, cantato dall’anarchica Mary Donovan, riassume il senso dell’opera come pure quello della vita e della morte dei due martiri anarchic: "la vostra agonia è il vostro trionfo!"
Pietro Ferrua