FELICI, Isabelle. "Brasile: Gli anarchici italiani di San Paolo e il problema dell’organizzazione operaia (1898-1917)"

FELICI, IsabelleArgentine.- Histoire de l’anarchismeDAMIANI, Gigi (Roma 18-5-1876 – Roma 16-11-1953)

In La riscoperta delle Americhe – Lavoratori e sindacato nell’emigrazione italiana in America Latina 1870-1970,. A cura di Vanni Blengino, Emilio Franzina, Adolfo Pepe – Teti Editore,. 1994. Pagg. 730; ISBN 8870398072.

Relazioni e interventi al Convegno
storico internazionale promosso dalla
Camera del lavoro di Brescia (25-27
Novembre 1992

Con questo intervento, vorrei precisare un’idea ricorrente a proposito della stampa anarchica italiana in Brasile, quella del suo atteggiamento critico nei confronti dell’organizzazione operaia. E vorrei in particolar modo mettere in rilievo il fatto che nonostante la riluttanza, a livello teorico, della maggior parte degli anarchici di San Paolo nei confronti dell’organizzazione, essi non si allontanano mai dalla realtà sociale brasiliana. Una lettura attenta di tutti i giornali anarchici italiani, oggi reperibili, pubblicati in Brasile alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, rivela che malgrado la loro messa in guardia, le forti reticenze, le loro critiche, gli anarchici italiani sono coinvolti in tutte le manifestazioni importanti della classe operaia nascente in quel periodo.

Non si tratta qui di fare una storia esauriente
dei tentativi di organizzazione avvenuti a San Paolo. In questo campo, non si
può fare affidamento sui soli giornali anarchici poiché essi non offrono che un
riflesso parziale del movimento operaio organizzato. Loro scopo non è di
informare, ma di commentare, di formare le menti, tentando di rimettere "sulla
retta via" chi è stato traviato. Gli elementi che si ricavano dall’analisi dei
giornali sono dunque un’immagine in negativo per chi vuole studiare i processi
dell’organizzazione operaia a San Paolo. Gli avvenimenti trattati nei giornali
anarchici appaiono spesso attraverso un prisma deformante e molti avvenimenti,
di cui si viene a conoscenza per altre vie, sono taciuti, anzi censurati. Farò
per ora un unico esempio, quello della Federazione operaia di San Paolo che
nasce nel 1905 e a cui La Battaglia, il giornale anarchico italiano che
esce in quel momento, non consacra che poche righe.

Sulla questione dell’organizzazione, gli
anarchici italiani di San Paolo si oppongono da un lato ai socialisti e
dall’altro agli anarchici sindacalisti. La polemica non verte sulla necessità
dell’organizzazione poiché la maggior parte degli anarchici italiani di San
Paolo non rifiuta l’organizzazione in sé. Quello che separa gli anarchici dai
loro avversari è il metodo da usare, le basi su cui deve riposare questa
organizzazione. A livello giornalistico, sono pochissime le pubblicazioni in
italiano che provengono dagli anarchici sindacalisti. All’inizio del periodo
studiato, le due tendenze si esprimono all’interno di uno stesso giornale poi,
con la nascita della stampa anarchica in portoghese, si assiste all’opposizione
tra stampa in italiano e stampa in portoghese.

I primi giornali anarchici italiani di San Paolo
hanno da fare i conti con problemi diversi da quello dell’organizzazione
operaia, e in primo luogo quello della loro esistenza. Gli Schiavi Bianchi,
L’Asino Umano, L’Avvenire e L’Operaio, che escono dal 1892
al 1896, subiscono i contraccolpi della repressione. I loro redattori sono a più
riprese arrestati, poi quasi tutti costretti all’esilio (1). Il problema non si
pone dunque prima del 1898. Il Risveglio, che nasce in quella data (2),
vede coesistere nel proprio seno le due correnti, un favorevole
all’organizzazione, rappresentata dal tipografo Alfredo Mari, e l’altra molto
critica nei riguardi dell’organizzazione, con Gigi Damiani.

La prima fase del
giornale, in cui è direttore Alfredo Mari, dà largo spazio alle organizzazioni
operaie che si stanno costituendo a San Paolo, come quella dei tipografi, a cui
Alfredo Mari appartiene, quella dei cappellai, dei calzolai, dei falegnami. La
seconda fase del giornale, che vede Damiani come direttore, è caratterizzata da
un orientamento decisamente antiorganizzatore con molti accenti individualisti.
Non appaiono più notizie delle organizzazioni operaie ed i redattori del
giornale si dichiarano contrari all’organizzazione che ritengono incompatibile
con l’anarchia. La distinzione non è però così semplice. Per Damiani, non si
tratta tanto di organizzare la lotta quanto di provocarla, di fare in modo di
coinvolgere gli operai che si trovano, secondo lui, in uno stato d’apatia per
cui preferiscono dedicarsi all’alcool piuttosto che alla politica. Contro quest’apatia,
Damiani incita gli operai a quello che chiama non l’organizzazione ma
l’associazione. Egli scrive: "Ce ne va di mezzo il pane, la vita, la libertà
di voi e dei vostri figli. Se è vero che li amate, sforzatevi a preparare loro
giorni migliori
" (3). Durante l’esistenza del Risveglio, non avvengono fatti
suscettibili di concretizzare il discorso che rimane dunque teorico.

Invece con Palestra Social, un giornale
anarchico, italiano malgrado il titolo, che nasce nel 1900 (4), gli anarchici si
trovano di fronte alle prime lotte tra capitale e lavoro che si registrano a San
Paolo. L’evento più rilevante in questo campo, commentato da Palestra Social,
riguarda degli operai che non sono né italiani né brasiliani ma francesi, quelli
impiegati in una vetrerie ad Agua Branca, un quartiere di San Paolo. Questi
operai, che protestano per una rottura del contratto che avevano firmato prima
di lasciare la Francia, hanno causato, secondo un redattore di Palestra
Social
, "lo sciopero più importante che ci sia mai stato in San Paolo"
(5). Il giornale dà ampio spazio a questo sciopero e aiuta gli scioperanti con
danaro e assistenza linguistica. In questa occasione, e sul problema delle
organizzazioni operaie in generale, gli anarchici di Palestra Social si
oppongono ai socialisti dell’Avanti!, di cui è direttore Alceste De
Ambris. A più riprese, Palestra Social incita gli operai ad associarsi ma
li mette in guardia contro il pericolo del parlamentarismo:

"Raccomandiamo ai nostri compagni d’iscriversi
nelle nasciture leghe di resistenza e di prendervi parte attiva e per dare
sviluppo al movimento economico e per non lasciarsi sfruttare dagli aspiranti
alla deputazione. Raccomandiamo ai lavoratori tutti di non lasciarsi
infinocchiare da facili promesse e di non tramutare o lasciar trasformare
associazioni operaie in sezioni di un partito che rimanda alle calende greche la
redenzione sociale, tutto piegando ed asservendo ad una tattica di partito che
può portarvi ad effimeri miglioramenti è vero, ma con mezzi e con armi che
invece di darvi coscienza di vostra forza di perpetueranno nel pregiudizio che
solo dall’alto possa venire la salvazione
" (6).

La polemica tra socialisti dell’Avanti! e
anarchici di Palestra Social è più che virulenta e non rimane purtroppo
teorica poiché entrambi si contendono il merito di aver aiutato meglio gli
scioperanti di Agua Branca (7).

Germinal (8), che succede a Palestra
Social
, non offre informazioni sui movimenti di protesta che scoppiano a San
Paolo durante la sua esistenza.

Solo poche allusioni, sempre tardi e quando tutto
è finito. Se l’argomento non appare nel giornale, non vuol dire che i redattori
si disinteressano della questione sul terreno. Anzi gli anarchici di Germinal
fanno sentire la loro voce durante gli scioperi (9) e partecipano alle riunioni
delle associazioni, ma ne rimangono delusi. Secondo Angelo Bandoni, uno dei
redattori del giornale, strutturate come sono, le organizzazioni non possono
portare a niente di concreto: le riunioni avvengono di rado e raramente danno
luogo ad un dibattito serio (10). Ed è forse a questa inefficienza constatata a
San Paolo che si può attribuire il fatto che Germinal pubblichi articoli
sempre più antiorganizzatori che contengono frasi come queste:

"Non organizziamoci né cerchiamo d’irregimentare
gli altri. Questo metodo di lotta, oltre a mettere sotto la vigilanza speciale
della reazione dei sodalizi d’insofferenti che alla prima uscita saranno battuti
e respinti, è affatto contrario alla concezione logica d’una palingenesi
anarchica. Lasciamo le illusioni dei miglioramenti immediati e lavoriamo senza
calcolo – di ricompense prossime o lontane – per la grande Rivoluzione Sociale.
Ciascuno di noi scriva, parli, canti o gridi – secondo le sue attitudini – il
perché siamo anarchici e che significa anarchia, senza curarsi di far numero.
Fino a tanto che ci sentiremo dire: "
Quello è un compagno". L’avvento
della rivoluzione è ancora al di là da venire
" (11).

Quando Germinal evoca, dopo un mese che è
cominciato, uno sciopero in una fabbrica tessile de quartiere del Bom Retiro, lo
fa con uno scopo ben preciso. Si tratta di sottolineare l’azione nefasta dei
socialisti e il cattivo funzionamento delle leghe. Infatti, durante questo
sciopero sono stati distribuiti sussidi unicamente agli scioperanti iscritti
alla Lega di resistenza promossa dai socialisti (12).

A parte questo caso, Germinal praticamente
non abborda il problema dell’organizzazione se non per commentare avvenimenti
non brasiliani. Il giornale commenta un articolo di Oreste Ristori sullo
sciopero parziale pubblicato in un giornale argentino. Si tratta di dimostrare
che lo sciopero parziale è un’arma pericolosa per gli operai. Infatti, se lo
sciopero fallisce, ci si ritrova peggio di prima, maltrattati dal padrone, o
peggio senza lavoro. E anche se gli operai vincono lo sciopero, il padrone
riesce sempre a recuperare quello che ha perso a danno degli operai. Il
ragionamento è il seguente: essendo le lotte parziali inutili e dannose, anche
le organizzazioni che propugnano questo mezzo di lotta sono inutili e dannose.
La resistenza legale, che basa la sua azione sulle lotte nel campo economico, è
dunque una mistificazione (13).

Germinal commenta pure il primo numero del
periodico pubblicato dagli anarchici italiani di Londra, La Rivoluzione
Sociale
, con cui Malatesta e gli altri anarchici rifugiati a Londra tentano
di relativizzare l’importanza data all’organizzazione nel movimento anarchico di
quel periodo, con lo scopo di evitare che il sindacalismo soppianti
l’anarchismo. Questa è l’occasione per Bandoni di evocare altri aspetti negativi
delle organizzazioni operaie. Secondo Bandoni è impossibile per un anarchico
lottare nel campo economico, poiché domandare un miglioramento alla condizione
dell’operaio significa accettare questa condizione come è. Volerla migliorare
significa non tentare di mutare profondamente lo stato della cose. Angelo
Bandoni parafrasa ironicamente il discorso degli organizzatori ai padroni
scrivendo: "Noi continueremo a lavorare per voi, poiché siamo nati per
lavorare; ma solo a le seguenti condizioni: vogliamo più rispetto! più salario!
e meno lavoro!...
" (14). L’ostacolo è dunque insormontabile. Ciò nonostante,
le leghe di resistenza restano per gli anarchici un campo di propaganda come lo
sono l’officina, il caffè, il ritrovo pubblico.

"I lavoratori (...) si trovano ovunque: nei
luoghi pubblici, nelle officine, nelle associazioni operaie di qualunque
tendenza. E’ in questi luoghi che noi dobbiamo raggiungerli, parlargli delle
ingiustizie quotidiane, delle immeritate privazioni, della sfacciata e incivile
opulenza dei padroni, onde promuovere ed acuire l’insofferenza. Dobbiamo
schiudergli gli occhi alle mistificazioni, metterli in guardia contro le false
promesse e anticipargli – colla logica – l’esperienza dei mezzi termini. Agendo
in tal guisa, siamo sicuri di non dover dare colpi nel vuoto e di portare un
contributo valido all’emancipazione proletaria
" (15)

Alessandro Cerchiai, che dà anche lui la sua
definizione dell’organizzazione in senso anarchico, insiste sulla necessità di
espellere dalle organizzazioni l’idea di autorità. Nessuno deve dominare gli
altri: "L’organizzazione in gruppi e coerente quando non vi si esercita
autorità alcuna
". L’anarchico può penetrare nelle leghe di resistenza "a
patto però
– scrive Cerchiai – di non sottoscrivere a nessun obbligo,
unicamente per fare propaganda
". (16)

O Amigo do Povo, l’altro giornale
anarchico che esce a San Paolo contemporaneamente al Germinal, è
pubblicato essenzialmente in portoghese, ma contiene anche una sezione italiana
(17). La convivenza dei due periodici anarchici non sembra delle più serene
anche se ognuno dei due tenta di minimizzare il disaccordo (18).

Fra i vari punti di disaccordo, c’è quello
dell’organizzazione. Anche se alcuni articoli di O Amigo do Povo mettono
in dubbio l’efficacia degli scioperi parziali come mezzo di lotta, il giornale
dà largo spazio alle associazioni operaie di San Paolo. Numerosi anche i testi
dei francesi Pouget e Pelloutier sul sindacalismo. Il giornale è una tribuna per
Giulio Sorelli, l’anarchico italiano più attivo nel campo dell’organizzazione
operaia (19). Sorelli, però, come Damiani prima di lui, conclude sulla necessità
di smuovere il proletariato di San Paolo dall’apatia che lo mantiene inattivo e
constata il fiasco nel campo dell’organizzazione: "E come non deve stringersi
al cuore di chi ha dedicato alla causa dei lavoratori tutta la sua attività,
quando deve constatare con quanta noncuranza abbino gli operai di S. Paulo
risposto fino ad oggi a qualunque tentativo d’organizzazione.
"(20)

Questa apatia constatata da tutti comincia a poco
a poco a dileguarsi. La Battaglia, fondata da Oreste Ristori nel 1904,
conosce uno dei periodi più ricchi d’avvenimenti per il proletariato di San
Paolo. Sul terreno dell’organizzazione operaia, la polemica continua sulle
stesse basi, contro lo sciopero parziale e contro il principio di autorità che
le organizzazioni di San Paolo non riescono a cancellare. La Battaglia si
oppone a tutte le manifestazioni che tendono a rendere ufficiale
l’organizzazione operaia, a farne una istituzione. Per questo si oppone alla
Federazione operaia di San Paolo, di cui passa sotto silenzio la nascita, ma che
non manca un’occasione di vituperare, come per esempio quando gli anarchici
sindacalisti si propongono come tramite tra scioperanti e padrone a San Bernardo.
(21)

Il primo Congresso operaio brasiliano che si
svolge a Rio de Janeiro nell’aprile 1906 criticato per lo stesso motivo. E’
accolto da La Battaglia con ironia e sarcasmo e viene denominato "congresso
internazionale di batraci
" (22). Si usa meno ironia a proposito del
congresso anarchico di Amsterdam del 1907, ma la diffidenza è la stessa nei
riguardi dell’utilità di un congresso internazionale. Pagare le spese di viaggio
dei delegati, uno per ogni corrente anarchica rappresentata in Brasile,
significherebbe perdere l’occasione di diffondere "centinaia di opuscoli di
propaganda ad immensa tiratura
" (23). La propaganda sul terreno sembra più
utile della partecipazione a un congresso internazionale.

Sempre nell’intento di dimostrare il legame degli
anarchici italiani con la realtà brasiliana, è interessante vedere qual è
l’atteggiamento della Battaglia sul terreno pratico delle lotte sociali.
Quando si manifestano i primi movimenti sociali nel 1906, il giornale critica
violentemente le azioni dei sindacalisti che portano gli operai al macello (24).
Ciò nonostante pubblica liste di crumiri, annunci di riunioni, e tutte le
informazioni relative allo sciopero, cercando di essere una tribuna aperta a
tutte le tendenze, anche se gli anarchici sindacalisti hanno in quel momento un
organo, A Terra Livre. Quando scoppia lo sciopero dei ferrovieri nel
maggio 1906, il giornale entra pienamente nella lotta, decidendo di mettere
momentaneamente da parte il problema teorico dello sciopero. Un articolo in
prima pagina incita tutti i lavoratori a entrare in sciopero in segno di
protesta contro la repressione di cui sono stati vittime i primi scioperanti:

"Siamo teoricamente contrari alla tattica
degli scioperi. Ma poiché il governo e le autorità – che avrebbero dovuto
conservare un’attitudine neutrale in questa lotta tra oppressori ed oppressi –
hanno messo le loro forze al servizio dei capitalisti, noi ci mettiamo
completamente a disposizione della massa scioperante, minacciata di morte dalla
bocca dei moschetti e dalle daghe assassine della polizia. La questione dello
sciopero, su cui esprimeremo più tardi la nostra opinione, passa in seconda
linea. Non si tratta più di sostenere una lotta platonica contro le tracotanze
infami di due o tre funzionari superiori superlativamente vigliacchi, ma di
difendersi con tutta l’energia possibile da una violenta e bestiale
sopraffazione di classe provocata dall’alto commercio e dal clero, spalleggiata
e sospinta dai briganti che stanno al Potere
". (25)

Quello che porta La Battaglia a scegliere
questa posizione è il carattere assunto dalla resistenza operaia. Tutti gli
ingredienti dello sciopero generale sono presenti: un’intera categoria, quella
dei ferrovieri, è coinvolta, il peso di questo sciopero sull’economia dello
Stato è grandissimo (26); si è cominciato a rispondere alle violenze poliziesche
distruggendo materiale e rotaie, il resto della popolazione operaia si è già
mostrata insofferente alle misure impopolari delle autorità.

La polizia reagisce a quest’appello sequestrando
il giornale. Quando riprende le pubblicazioni, dopo tre settimane di silenzio,
La Battaglia fa il bilancio dello sciopero. Tutti, compresa la
Federazione Operaia, a cui il giornale apre le sue colonne, concordano nel dire
che lo sciopero è fallito. Ma La Battaglia insiste sul risveglio delle
masse operaie e sull’enorme movimento di solidarietà che è stato rilevante data
la mancanza totale di esperienza politica della maggior parte degli operai. Il
giornale vede nell’azione delle leghe un’influenza piuttosto riduttrice che
produttrice. Infatti, se il movimento non è potuto giungere a niente di
concreto, è a causa dei capi dello sciopero. Essi si sono circondati di un’aura
quasi divina e hanno ingannato gli operai portandoli a credere nell’efficacia
della loro forza d’inerzia invece di spingerli all’azione. L’esperienza dunque
non fa che rinforzare la diffidenza dei redattori della Battaglia nei
confronti della resistenza legale (27).

L’atteggiamento assunto dal giornale durante gli
altri scioperi del periodo è più o meno lo stesso. Quando la tensione sociale si
fa sempre più forte, La Battaglia lascia da parte i problemi teorici per
riprenderli non appena è tornata la calma. Ma questi momenti di lotta non
cambiano il suo parere nei riguardi del sindacalismo. La Battaglia
accoglie i movimenti popolari con entusiasmo, come una vittoria della classe
operaia per quanto riguarda la sua presa di coscienza e le sue capacità di
solidarietà, ma continua a credere che sia un’illusione sperare un miglioramento
economico in regime borghese. Continua dunque a prendersela con le leghe che si
limitano alla lotta nel campo economico scegliendo la neutralità politica, che
viene denunciata come la strada migliore verso il riformismo. Per gli anarchici,
i progressi ottenuti nel campo economico, come nel 1907 con le otto ore, sono
dovuti non all’organizzazione ma alla classe operaia stessa. Ristori aggiunge un
altro argomento contro il sindacalismo, con un’amarezza che fa presagire il suo
ritiro completo dalla politica avvenuto alla fine del 1911 (28). Per lui, è
impossibile limitare la lotta al campo economico lasciando da parte il problema
dello Stato, del militarismo e soprattutto della religione. Non si può lottare,
neanche nel campo economico, con una "massa d’imbecilli e d’idioti che la
religione preserva, in uno stato d’abbrutimento perenne, alla causa del
capitalismo
" (29). Questa gente deve prima essere educata. E’ il compito che
si è prefisso Ristori il quale ha svolto un intenso lavoro di propaganda nelle
campagne dell’interno dello Stato di San Paolo durante quasi un decennio, sia
per lottare contro i principali nemici che sono i preti, sia per denunciare la
miseria delle condizioni di vita dei coloni (30) delle fazendas, i quali
sono, agli occhi di molti anarchici italiani, la vera forza potenzialmente
rivoluzionaria dello Stato di San Paolo.

Nel 1913, quando La Battaglia cessa di
esistere, anche sotto il nome di Barricata che aveva assunto nel 1912, la
successione è assicurata dalla Propaganda Libertaria nel 1913 e 1914 (31)
e da Guerra Sociale nel 1915 (32). Per gli anarchici, ormai, meno di
prima si tratta di discutere della necessità dell’organizzazione operaia. Si
discute invece sempre di più del ruolo che essi devono avere all’interno di
queste organizzazioni alle quali devono partecipare, ma senza fare compromessi
né rinunciare al loro punto di vista per motivi di tattica o per cedere al "ventraiuolismo
sindacalista
" (33).

E’ con questo spirito che accolgono la creazione
dell’Union General dos Trabalhadores l’8 novembre 1914:

"E’ corrente l’opinione essere gli anarchici
che fanno capo a questo giornale nemici dell’organizzazione di classe.

Niente di meno vero.

Noi siamo contro all’operaismo che ha per
ideale unico ed ultimo il circolo vizioso dei miglioramenti economici in regime
borghese.

Il sindacato che caccia le ideologie fuori
della porta noi lo combattiamo.

Anche se il parere di molti anarchici sia
manifesto per la neutralità del sindacato in fatto di dottrine politiche, noi la
pensiamo diversamente.

Ora, se l’Unione Generale dei Lavoratori a cui
è stato in questi giorni dato nuovo alito di vita in questa città – dopo un
comizio di protesta in favore di M. Campos – intenderà preoccuparsi di una pura
e semplice questione ventraiuola, dell’ora di meno e dei dieci centesimi in più,
soltanto di questo, non conti su di noi... Ma se essa mira non solo alla
conquista di un po’ più di pane, ma vuole associare gli operai per educarli alle
battaglie della libertà, di tutte le libertà, attraverso l’organizzazione
economica, noi saremo con essa e per essa, in ogni campo. Ed anche noi
grideremo: Operai organizzatevi!
" (34)

La Propaganda Libertaria e Guerra
Sociale
offrono le loro colonne al sindacato che non dispone di un organo
proprio, pubblicando gli avvisi di riunione dell’UGT e i suoi statuti. Vogliono
che si possa esprimere un’opinione contraria a quella dei socialisti, ai quali
gli anarchici sindacalisti si oppongono in seno all’UGT (35). Ricordano però gli
anarchici che, per loro, il sindacalismo quale si presenta a San Paolo, "non
vale un terzo dei sacrifici che ha imposto ai compagni (...) che da esso si sono
lasciati sedurre
" (36). L’Unione Sindacale Italiana, evocata a più riprese,
è invece un modello di sindacalismo più vicino alle loro aspirazioni (37).

La Propaganda Libertaria e Guerra
Sociale
esprimono pure reticenze nei riguardi delle iniziative anarchiche
sul terreno dell’organizzazione quando si costituiscono il Comitato di Difesa
Proletaria (38) e l’Alleanza Anarchica. La proposta del giornale A Lanterna
di raggruppare gli anarchici, accettata in linea di principio da Guerra
Sociale
, è l’occasione di ripetere cosa intendono gli anarchici per
organizzazione. Vogliono dei gruppi non centralizzati che associno le loro
energie per raggiungere uno scopo preciso e non per il solo desiderio di
raggrupparsi:

"Siamo per il gruppo autonomo che si scioglie
e torna a costituirsi secondo le sue necessità e secondo le affinità. Non
troviamo però niente da osservare se per forza di cose, in un dato momento, tra
i gruppi esistenti si stabilisca una certa intesa per uno scambio d’idee e per
un’azione congiunta tra quelli che la credono buona. Intendiamo però che il
gruppo o i gruppi si organizzino per un fine da raggiungere, vogliamo cioè che
l’organizzazione non sia scopo a se stessa ma il mezzo adatto, per coesione di
energie, onde meglio raggiungere un dato scopo
" (39).

La proposta de giornale A Lanterna di
costituire un’alleanza anarchica si concretizza verso la fine dell’anno 1916. Ma
certi gruppi anarchici aderenti all’Alleanza si espongono alle critiche di
Guerra Sociale
, poiché aspettano direttive mentre ognuno dovrebbe trovare
per conto proprio il modo di fare propaganda, specialmente quelli che si trovano
vicino alle fazendas dove c’è tanto da fare (40).

Attraverso La Propaganda Libertaria e
Guerra Sociale
vediamo approssimarsi la crisi che scoppia nel luglio 1917,
dopo mesi, ed anni di gestazione. In reazione a questa crisi, fin dall’inizio
del 1914 si organizzano comizi popolari, si pubblicano manifesti, si pronunciano
conferenze. Nel giugno 1914, la Propaganda Libertaria interrompe le sue
pubblicazioni perché i redattori non vogliono imporre ai lettori un sacrificio
finanziario supplementare (41). Ma quando vengono riprese le pubblicazioni dopo
lo scoppio della prima guerra mondiale, si chiama sempre più forte e sempre più
violentemente alla lotta (42). La situazione sembra quella ideale per
un’iniziativa nel campo sociale e civile in reazione alla guerra capitalista. Il
titolo del giornale che succede a La Propaganda Libertaria, Guerra
Sociale
, è significativo. Il conflitto mondiale è visto come "l’inizio
catastrofico della Rivoluzione Sociale" (43) e sempre più si crede di essere in
un momento cruciale per la classe operaia:

"Noi siamo ed è bene ripeterlo ad un grande
svolto della storia; la guerra che si prolungherà in Europa dovrà riflettersi
nelle conseguenze sue anche qui e non dobbiamo dimenticare che l guerra civile
in questo paese è oggi, più che ieri, una probabilità incombente
" (44).

Lo sciopero di Santos alla fine del 1916 annuncia
che qualcosa può accadere da un momento all’altro e che bisogna tenersi pronti
(45). Le riflessioni a proposito dell’atteggiamento da adottare in caso di
sciopero diventano sempre più concrete:"Quando uno sciopero assume carattere
rivoluzionario, noi dobbiamo collocarci risolutamente tra gli scioperanti, ma
intendiamoci, intendiamoci bene, non per ridurre l’idealità nostra alle pretese
ventraiuole di coloro che scesero in lotta per i pochi soldini in più, ma per
allargare il conflitto di classe a conflitto sociale
" (46).

Meno che mai, il sindacalismo sembra agli
anarchici un soluzione idonea. "L’organizzazione dei sindacalisti ventraiuoli
è tutta a favore dello Stato e del Capitale, anche se a quello strappa delle
buone leggi ed a questo qualche soldo di mercede in più
" (47). Si prende
l’esempio degli scioperanti del Nord America che hanno assaltato dei magazzini "ingegnandosi
a recuperare parte almeno della roba che era stata loro rubata
" per spiegare
che "il fine delle lotte proletarie dev’essere l’abolizione del salariato e
non l’umanizzazione dei padroni
" (48).

Quando scoppiano i primi scioperi nel maggio
1917, niente sorpresa dunque e molto entusiasmo (49). Era quello che
s’aspettava. Si lancia subito l’appello allo sciopero generale (50). Guerra
Sociale
sta dietro a tutti gli sviluppi dello sciopero. Si può capire
l’intensità dell’attività degli anarchici dagli sforzi della polizia per
screditarli presso gli scioperanti. Si sparge la voce che gli anarchici sono
falsari (51), che vivono a spese dei lavoratori (52). Lo sciopero di generalizza
a partire dalla lotta sostenuta dagli operai del cotonificio Crespi (53). E
nella seconda settimana di luglio, il movimento insurrezionale tocca proporzioni
mai vista a San Paolo (54).

Il movimento viene caratterizzato dalla
collaborazione riuscita, come spesso in momenti di crisi, tra anarchici e
socialisti. Due anarchici di Guerra Sociale, fra cui Gigi Damiani,
appartengono al Comitato di Difesa Proletaria insieme agli anarchici
sindacalisti del giornale A Plebe, che esce da poco, e ai socialisti
dell’Avanti!. E’ questo organismo che si fa carico delle trattative con
il governo e gli industriali attraverso la mediazione di un comitato di
giornalisti. Si arriva ad un accordo che accetta solo una parte delle
rivendicazioni degli operai. Lecito dunque è domandarsi se lo sciopero è stato
vittorioso o meno. E’ quello che fa Guerra Sociale con un articolo
intitolato "Vittoria?":

"I lavoratori non hanno ottenuto quanto
chiedevano, ma questo non toglie che una grande vittoria essi abbiano raggiunta
e non solo contro lo Stato, e non solo contro gli industriali, ma soprattutto su
se stessi. E di questa vittoria il proletariato paolistano può e deve menar
vanto. ESSO HA RITROVATO NELLA LOTTA LA COSCIENZA DI SE STESSI (...). La
capacità rivoluzionaria del popolo di S. Paulo è oggi dimostrata. In essa
nessuno credeva, nessuno sperava. Dal governo ai sovversivi, tutti si erano
convinti che da questo amalgama di rifiuti immigratori niente altro potesse
venire fuori se non rassegnazione, se non viltà (...). Ma pure dubbiosi noi
continuammo a seminare a larghe mani... E la messe ha germinato. Ed ha avuto il
battesimo del sangue. Ciò è doloroso, ma inevitabile.
" (55)

Secondo Guerra Sociale, la vittoria è
grande per il proletariato di San Paolo poiché è finalmente riuscito a
sormontare l’apatia che lo caratterizzava da decenni e a superare la sua
mancanza di coesione. Certo, tutte le rivendicazioni operaie non sono state
soddisfatte. Col passare del tempo, la vittoria sarà sempre meno evidente: i
miglioramenti ottenuti con le trattative saranno soppressi dagli industriali e
la polizia si lancerà in vaste operazioni di rappresaglia (56), per cui
anarchici e socialisti saranno espulsi dal Brasile o saranno costretti a
nascondersi.

Quando si conoscono le posizioni di un anarchico
come Gigi Damiani, ci si può stupire della sua partecipazione al Comitato di
Difesa Proletaria che ha trattato col governo e i padroni. Ma in realtà questa
sua posizione mostra più di ogni altra cosa quanto Damiani è stato vicino alla
realtà e alle difficoltà della classe operaia di San Paolo. Infatti, lui non si
è mai illuso sui risultati dello sciopero. Prima che cominciasse l’agitazione
popolare, sapeva che sarebbe stata soffocata (57). Ma ha sempre creduto
all’utilità della lotta, anche se incompiuta. Se il Comitato ha cercato un
accordo è perché la lotta era arrivata al suo punto più alto. Era impossibile
chiedere di più. Continuare la lotta avrebbe portato gli scioperanti al
massacro. Infatti, la concentrazione di forze armate a San Paolo era fortissima
e non si era potuto contare sul sostegno dei compagni dell’interno che erano
entrati troppo tardi nella lotta (58). L’insieme di questi elementi è
un’ulteriore verifica della validità dell’analisi che gli anarchici fanno della
realtà brasiliana e del loro radicamento in questa realtà.

Secondo Guerra Sociale, il movimento
insurrezionale è stato spontaneo. Il giornale fa però un bilancio positivo
dell’azione che gli anarchici svolgono da anni: lo sciopero generale del 1917 è
per loro il punto culminante di una lunga traiettoria.

"Noi non neghiamo, in tutti questi movimenti
operai la responsabilità che ci può toccare. Anzi, di questa ne andiamo
orgogliosi. Ma si tratta di una responsabilità indiretta. Da lunghi anni noi ci
affatichiamo a scuotere il proletariato dalla sua apatia, a dargli una
coscienza. E questa opera nostra s’è svolta un po’ dovunque. E sembra che ora,
dell’opera nostra, maturino i primi frutti. Ciò non può che rallegrarci. Ma la
stampa ci attribuisce meriti che non abbiamo. In molti paesi lontani, purtroppo,
la nostra propaganda ancora non è penetrata se non di riflesso, per sentito
dire. Eppure anche là gli scioperi si sono verificati tenaci come altrove come
laddove già esisteva una coscienza di classe. E ciò vuol dire, e dovrebbe
persuadere i ciechi per calcolo, che questo ultimo grande, impetuoso movimento
di insurrezione proletaria rispondeva a cause intime, possenti e identiche in
ogni contrada dell’Eldorado Americano
". (59)

Ciò nonostante, questo sciopero segna
l’esaurimento della stampa anarchica di lingua italiana. Resta per qualche tempo
la sezione italiana del quotidiano anarchico A Plebe. Angelo Bandoni fa
alcuni tentativi con Alba Rossa e Germinal nel 1919, ma egli ha
ormai perso molto credito. Gigi Damiani è espulso lo stesso anno. Oreste Ristori
è fuori da anni. Alessandro Cerchiai è costretto a passare al giornalismo
professionale. Scriverà anche per il Fanfulla nel periodo filo-fascista
del quotidiano.

Dopo l’insurrezione di luglio, si assiste ad un
nuovo slancio per l’organizzazione operaia. Si ricostituisce la Federazione
Operaia di San Paolo su nuove basi. (60)

Guerra Sociale se ne rallegra e ci vede il
risultato della propaganda svolta per anni dagli anarchici:

"L’organizzazione di classe in San Paolo sorge
poderosa, dopo un movimento spontaneo, che si distinse per la propria capacità
rivoluzionaria, fatto che non ci fa rimpiangere l’opera di propaganda da tanti
anni svolta e dai più irrisa e da molti creduta sterile e sorge con
caratteristiche ben determinate. Una deviazione immediata è dunque di difficile
realizzazione ma bisogna premunirsi per il domani
" (61).

Con questa citazione, vediamo che poco tempo dopo
lo sciopero del 1917, sembra agli anarchici di Guerra Sociale che la
classe sia giunta al punto di potersi organizzare senza capi e senza aspettare
direttive. E sembra loro, e questo difficilmente si può negare, di aver
fortemente contribuito al risveglio di una coscienza di classe, quale si è
manifestato a San Paolo nel 1906, nel 1907 e soprattutto nel 1917 con lo
sciopero generale.

 

NOTE

(1) Fra questi, ARTURO CAMPAGNOLI E FELICE
VEZZANI.
(2) Una cinquantina di numeri del Risveglio escono dal gennaio 1898 al
maggio 1899.
(3) DAMIANI GIGI, Associatevi, "Il Risveglio", n. 5, 6 febbraio 1899.
(4) Una decina di numeri fra il 1900 e il 1901.
(5) Movimento Sociale. Greve dos verners, "Palestra Social", n. 6, 24
febbraio 1901.
(6) In guardia!, "Palestra Social", n. 7, 10 marzo 1901.
(7) Nota... male, "Palestra Social", n. 9, 31 marzo 1901.
(8) Una trentina di numeri di Germinal escono fra il 1902 e il 1904.
(9) STANGA MARTINO, Il Movimento sociale al Brasile. Rassegna cronologica,
"La Propaganda Libertaria", a.I, n. 5, 15 novembre 1913.
(10) BANDONI ANGELO, Nuovo giornale, "Germinal", a. I, n. 16, 4 ottobre
1901.
(11) Guerra, "Germinal", a. III, n. 1, 24 gennaio 1904. Nello stesso
numero, con il quale Germinal riprende le pubblicazioni dopo
un’interruzione di vari mesi, i redattori annunciano chiaramente la loro
posizione: "Le colonne di questo periodico, che non è l’organo di nessun
partito, sono aperte a tutti coloro che – come noi – riconoscono inefficace
qualunque intesa legale di resistenza al male e di avviamento al meglio
".
La nostra tendenza
, "Germinal", a. III, n. 1, 24 gennaio 1904.
(12) Lo sciopero del Bom Retiro, "Germinal", a. I, n. 21, 13 dicembre
1902.
(13) BANDONI ANGELO, Una questione scottante, "Germinal", a. I, n. 14, 6
settembre 1902.
(14) BANDONI ANGELO, Nuovo giornale, "Germinal", a. I, n. 16, 4 ottobre
1902.
(15) BANDONI ANGELO, Nuovo giornale, "Germinal", a. I, n. 17, 18 ottobre
1902.
(16) Cosa s’intende anarchicamente per organizzare, "Germinal", a. II, n.
3, 28 febbraio 1903.
(17) Il giornale comporta, per una decina di numeri, una sezione italiana cui
collaborano Augusto Donati, Giulio Sorelli e Alessandro Cerchiai.
(18) Le testimonianze che abbiamo di nuovi arrivati sono molto eloquenti.
Vediamo per esempio quella di Arturo Campagnoli, che torna dall’Europa nel 1902:
"Qui come saprai sorte due giornali: Germinal e O amigo do Povo.
C’è molto elemento, ma molto disaccordo regna tra loro, cosa questa secondo me
peggiore delle più terribili persecuzioni; ti fanno la testa piena di
pettegolezzi che fanno schifo, io non ho intenzione di immischiarmi, come sono
solito a fare coi compagni, ma ad ogni modo cercherò di influire perché la cosa
vada un po’ meglio di quanto v’ha ora
". Lettera di Arturo Campagnoli a
Felice Mezzani, San Paolo, 14 maggio 1902, Archivio Centrale dello Stato,
Casellario Politico Centrale, b. 977, fasc. Arturo Campagnoli. Vedere anche la
testimonianza di Alessandro Cerchiai in La Gogna, supplemento al n. 16 di
Germinal, 4 ottobre 1902.
(19) Sorelli scrisse in O Amigo do Povo: "L’organizzazione, la
solidarietà delle forze proletarie, è sena dubbio una delle armi che, con più
efficacia, può essere adoperata dagli scioperanti per giungere alla propria
emancipazione
". SORELLI GIULIO, L’organizzazione operaia a S. Paulo,
"O Amigo do Povo", n. 8, 19 luglio 1902.
(20) Idem.
(21) Sindacalisti anarcoidi, "La Battaglia", a. III, n. 71, 11 marzo
1906.
(22) Un congresso internazionale di batraci a Rio, "La Battaglia", a. III,
n. 76, 22 aprile 1906.
(23) Un’ottima proposta, "La Battaglia", a. III, n. 11, 10 febbraio 1907.
(24) Uno sciopero di tipografi è terminato con una clamorosa sconfitta per gli
operai di cui certi hanno dovuto rientrare in officina a condizioni umilianti ed
altri hanno perso l’impiego e si ritrovano sul lastrico. I cazzotti nel capo,
"La Battaglia", a. III, n. 77, 29 aprile 1906.
(25) LA REDAZIONE, Appello alla solidarietà operaia, "La Battaglia", a.
III, n. 80, 20 maggio 1906.
(26) Il capo della polizia di San Paolo, evocando lo sciopero dei ferrovieri del
1906, parla dei "pregiudizi incalcolabili per l’agricoltura, il commercio e
l’industria dello Stato che ha provocato perturbando profondamente la sua vita
commerciale, agricola e industriale, per più di quindici giorni
". Washington
Luis al ministro della Giustizia e dell’Interno, San Paolo, 7 maggio 1907,
Arquivo Nacional
, Rio de Janeiro, Ijj7, processo Ristori, Cerchiai, Sorelli,
1906-1907.
(27) ANNA DE’ GIGLI (pseudonimo di Alessandro Cerchiai), Il Risveglio degli
schiavi
, "La Battaglia", a. III, n. 81, 10 giugno 1906.
(28) RISTORI ORESTE, Lasciando il giornale, "La Battaglia", a. VIII, n.
355, 31 dicembre 1911.
(29) IO (pseudonimo di Ristori), Questioni imbrogliate, "La Battaglia",
a. IV, n. 165, 22 aprile 1908.
(30) Il termine "coloni" designa i salariati agricoli delle fazendas
dello Stato di San Paolo.
(31) Una ventina di numeri sono pubblicati nel 1913 e 1914.
(32) Una sessantina di numeri sono pubblicati nel 1913 e 1914.
(33) "Nessuno nega la ragione e la legittimità del movimento operaio di
resistenza. Quello ch’io nego, e che molti dei nostri compagni respingono, è che
gli anarchici debbano tapparsi la bocca perché prosperi un movimento che non è
il proprio e che dichiara di astenersi a priori dal prendere in considerazione
le dottrine anarchiche e assecondare le associazioni. Io penso questo: gli
anarchici dovunque che sia devono far valere la loro critica, proclamare il loro
ideale tutto intero, senza curarsi se la parola viene a turbare il buon
andamento degli scioperi di categoria e manda a monte l’armonia fraterna del
ventraiuolismo sindacalista
". DAMIANI GIGI, Contro l’equivocazione
sindacaiuola
, "La Propaganda Libertaria", a. I, n. 4, 5 ottobre 1913.
(34) Operai organizzatevi..., "La Propaganda Libertaria", a. II, n. 18,
24 novembre 1914. E’ con lo stesso spirito che accolgono la sua rinascita nel
maggio 1917. Derpetar obreiro, estao resurgido as sociedas operaias. As suas
novas bases de acordo
, "Guerra Sociale", a. III, n. 49, 26 maggio 1917.
(35) FLORENTINO DE CARVALHO, Os mau pastores, "Guerra Sociale", a. II, n.
22, 15 luglio 1916.
(36) Pro e contro il sindacalismo, "Guerra Sociale2, a. I, n. 9, 4
dicembre 1915.
(37) Nota della redazione all’articolo "Per la nuova Internazionale. I postulati
dell’Unione Sindacale Italiana", Guerra Sociale, a. II, n. 28, 20
settembre 1916.
(38) "certamente il Comitato di difesa proletaria poco può se nessuno lo
segue, ma non deve attendere neppure che quei che dovrebbero seguirlo siano
invece loro a spronarlo, poiché, lo ripetiamo, le condizioni del movimento
proletario qui sono diverse che in altri paesi e tutto dipende dal sacrificio e
dalla buona volontà dei pochi
". E’ citata qui la risposta della redazione di
Guerra Sociale all’articolo di RODOLFO FELIPE, A acçao de un Comité,
"Guerra Sociale", a. II, n. 15, 24 ottobre 1914.
(39) G.D. (GIGI DAMIANI), Per un’organizzazione anarchica e per un programma
d’azione pratica
, "Guerra Sociale", a. III, n. 24, 12 agosto 1916.
(40) NOI, Organizzazione...e poi?, "Guerra Sociale", a. III, n. 36, 20
dicembre 1916.
(41) NOI, Perché risorgiamo, "La Propaganda Libertaria", a. II, n. 13, 3
ottobre 1916.
(42) AUSONIO ACRATE, Per la guerra....civile, "La Propaganda Libertaria",
a. II, n. 13, 3 ottobre 1914. LUCIFERO, Attualità. La terra in fiamme,
"La Propaganda Libertaria", a. II, n. 13, 3 ottobre 1914.
(43) A.B. (ANGELO BANDONI), La nostra orientazione rivoluzionaria in rapporto
alla grande guerra di liquidazione capitalista
, "Guerra Sociale", a. I, n.
6, 13 novembre 1915.
(44) DAMIANI GIGI, Per un’intesa che nasce male, "Guerra Sociale", a. I,
n. 10, 11 dicembre 1915.
(45) All’erta, "Guerra Sociale", a. II, n. 29, 30 settembre 1916.
(46) Gli anarchici di "Guerra Sociale", Per intenderci se è possibile,
"Guerra Sociale", a. II, n. 33, 13 novembre 1916.
(47) Per intenderci se è possibile, "Guerra Sociale", a. III, n. 34, 30
novembre 1916.
(48) Come si sciopera, "Guerra Sociale", a. II, n. 33, 13 novembre 1916.
(49) L’ora dei lavoratori, "Guerra Sociale", a. III, n. 47, 12 maggio
1917.
(50) Lavoratori in piedi: è l’ora vostra. Por uma açao decisiva. Aos
operariòs en geral e aos teceloes em particolar
, "Guerra Sociale", a. III,
n. 48, 19 maggio 1917.
(51) G.D. (GIGI DAMIANI), Noi e la polizia, "Guerra Sociale", a. III, n.
52, 22 giugno 1917.
(52) Polizia e agitatori, "Guerra Sociale", a. III, n. 52, 22 giugno
1917.
(53) Un comizio popolare è organizzato in favore degli scioperanti della
fabbrica Crespi il 24 giugno. "Guerra Sociale", a. III, n. 52, 22 giugno 1917.
(54) Per un resoconto quotidiano dello sciopero dal 9 al 16 luglio 1917, vedere
LOPREATO CHRISTINA ROQUETTE, As jornadas de julho. Sao Paulo 1917, in "Jogos
da politica. Imagens, representaçoes e praticas", ANPUH/Sao Paulo, MARCO ZERO
FAPESP, 1992.
(55) Vittoria?, "Guerra Sociale", a. III, n. 55, 26 luglio 1917.
(56) La polizia al lavoro, "Guerra Sociale", a. III, n. 56, 14 agosto
1917. Calunnie e reazione, "Guerra Sociale", a. III, n. 59, 20 ottobre 1917.
(57) Ritornando sulla proposta di uno sciopero sociale, "Guerra Sociale",
a. III, n. 49, 26 maggio 1917.
(58) Appunti all’opera del Comitato, "Guerra Sociale", a. III, n. 55, 26
luglio 1917.
(59) Brevi considerazioni, "Guerra Sociale", a. III, n. 56, agosto 1917.
(60) Convenio Operario. Ficou constituida a Federaçao Operaria de S. Paulo,
"Guerra Sociale", a. III, n. 58, 6 settembre 1917.
(61) Meglio tardi che mai! Però in guardia!, "Guerra Sociale", a. III, n.
58, 6 settembre 1917.

 

[dal sito della Federazione dei Comunisti Anarchici]

Link esterno: http://www.fdca.it

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